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Ritorna al futuro

I diritti non sono più di moda?
Unisciti a noi e ritorna al futuro.

“Ritorna al futuro” è un grido con cui vorremmo chiamare all’azione quante più persone possibili per far tornare di moda i diritti, di tutti e per tutti, che vuol dire in primo luogo tornare a parlarne e acquisire nuova consapevolezza come persone e cittadini.

Parità di genere, politiche giovanili, lavoro sociale, diritti dei migranti e delle famiglie, qualunque forma esse abbiano: l’amara consapevolezza che questi temi siano di moda quanto i pantaloni a zampa nasce dalla nostra familiarità con essi, frutto del lavoro quotidiano dei nostri oltre 400 operatori.

Si tratta di temi che non coinvolgono solo le cosiddette fasce “fragili”, ma ci riguardano tutti, soprattutto dopo la lunga crisi economica e la pandemia che hanno colpito anche il nostro Paese. Eppure, nella società dell’informazione, non riescono a entrare nel dibattito pubblico, come se non riguardassero noi, la nostra quotidianità, le persone vicine.

Il ruolo della cooperazione sociale, per come la intendiamo, è anche fare cultura e informazione, e il primo passo verso la partecipazione è stimolare le persone a prendere consapevolezza delle sfide sociali da affrontare.

Tutti possiamo fare la nostra parte, nessuno escluso, anzi forse ormai è una scelta irrinunciabile per non vedere il terreno dei diritti erodersi sempre più velocemente e un minimo benessere personale e sociale diventare privilegio di pochi.

Una risata, per quanto amara, seppellirà le diseguaglianze: questa la nostra scommessa, unisciti a noi!

Cosa fa La Grande Casa

Tutelare le donne più fragili:
Partecipazione alle Reti Antiviolenza
Case rifugio per donne in uscita da situazioni di violenza
Case di protezione sociale
Alloggi per l’autonomia
Housing sociale

Empowerment e promozione della parità di genere:
Accompagnamento territoriale
Accompagnamento e orientamento al lavoro
Progetti di sensibilizzazione nelle scuole

Unisciti a noi
e ritorna al futuro.
Leggi la storia di Viola.

La violenza di genere non esiste, amore!

«La violenza contro le donne è una manifestazione delle relazioni di potere storicamente disuguali tra uomini e donne, che ha portato alla dominazione e alla discriminazione contro le donne da parte degli uomini e ha impedito il pieno avanzamento delle donne, (…) la violenza contro le donne è uno dei meccanismi sociali cruciali per mezzo dei quali le donne sono costrette in una posizione subordinata rispetto agli uomini». (Dichiarazione ONU sull’eliminazione della violenza contro le donne, 1993)

La violenza di genere non è un problema di ordine pubblico, come spesso viene dipinta. I reati ad essa correlati, anche i più gravi come il femminicidio, sono solo l’esito finale e più estremo di un paradigma culturale patriarcale che limita i diritti e la possibilità di reale autodeterminazione di una parte della popolazione a prescindere da età, classe sociale, provenienza geografica: le bambine, le ragazze, le donne.

La Convenzione di Istanbul (2011) è il primo strumento internazionale giuridicamente vincolante volto a creare un quadro normativo a tutela delle donne contro qualsiasi forma di violenza e riconosce la violenza contro le donne come violazione dei diritti umani, oltre che come forma di discriminazione (art. 3) e stabilisce un chiaro legame tra l’obiettivo della parità tra i generi e quello dell’eliminazione della violenza nei confronti delle donne.

La convenzione definisce la violenza di genere “una violazione dei diritti umani e una forma di discriminazione contro le donne, comprendente tutti gli atti di violenza fondati sul genere che provocano o sono suscettibili di provocare danni o sofferenze di natura fisica, sessuale, psicologica o economica, comprese le minacce di compiere tali atti”. Lo sono pertanto:

  • la violenza psicologica (inclusa quella economica)
  • la violenza fisica
  • lo stalking
  • la violenza sessuale e lo stupro
  • i matrimoni forzati
  • le mutilazioni genitali femminili
  • l’aborto forzato e la sterilizzazione forzata
  • tutte le pratiche nocive legate alla cultura, al costume e alla tradizione (come i delitti d’onore)

Riconosce infine la violenza domestica co-vissuta e assistita dai figli di donne che vivono violenza nelle relazioni di intimità e dispone di proteggerli al pari della madre.

La Convenzione di Istanbul si fonda su 4 pilastri per la sua applicazione :

  • Prevenzione
  • Protezione
  • Punizione dell’autore di violenza – Compensazione della vittima
  • Politiche integrate

Qual è la situazione in Italia?
Nell’agosto 2023 ISTAT ha pubblicato gli esiti di una rilevazione iniziata nel 2018 sul Sistema della Protezione delle donne vittime di violenza, che ha coinvolto centri antiviolenza, case rifugio e il 1522, il numero di pubblica utilità contro la violenza e lo stalking.

Si conferma che il 31,5% delle donne tra 16 e 70 anni ha vissuto nel corso della propria vita una qualche forma di violenza fisica o sessuale: nel 20,2% dei casi si è trattato di violenza fisica, nel 21% di violenza sessuale, nel 5,4% delle forme più gravi di violenza sessuale come lo stupro e il tentato stupro.

Gli stupri sono stati commessi nel 62,7% dei casi da partner, nel 3,6% da parenti e nel 9,4% da amici.

In totale sono state oltre 56.000 le donne che si sono rivolte a un CAV nel 2021, 21.252 di queste hanno figli. Su 15.248 figli minorenni, la percentuale di quelli che hanno assistito alla violenza del padre sulla madre è pari al 72,2% e il 19,7% l’hanno anche subita direttamente.

Nel 2022 le persone segnalate al 1522 sono donne nel 97,7% dei casi.

Il 38,3% ha un’età compresa tra i 35 e i 54 anni e il 15,7% tra i 25 e i 34 anni. Nell’80,9% dei casi sono italiane. La violenza riportata è soprattutto la violenza psicologica (9.048, 77,8%), seguita dalle minacce (6.342, 54,5%) e dalla violenza fisica (6.083, 52,3%). Nel 66,9% dei casi vengono segnalate più tipologie di violenze subite dalle vittime.

La violenza riportata alle operatrici del 1522 è soprattutto una violenza nella coppia: il 50% da partner attuali, il 19% da ex partner e lo 0,7% da partner occasionali.

In quanto stato parte della convenzione di Istanbul, l’Italia è stata nel 2020 valutata dal GREVIO (Group of Experts on Action against Violence against Women and Domestic Violence), istituito dal Consiglio d’Europa.

Nel report pubblicato nel gennaio 2020 l’organismo di controllo raccomanda allo Stato italiano di:

  • rafforzare le misure di prevenzione, protezione e contrasto alla violenza che interessa donne esposte a più forme di discriminazione (appartenenti alla comunità LGBTQ, donne con disabilità, appartenenti a minoranze etniche, titolari di protezione internazionale, etc.)
  • riservare lo stesso livello di attenzione alle politiche preventive protettive e punitive
  • rendere effettive politiche che favoriscano la parità di genere e i percorsi di empowerment delle donne
  • raccogliere dati sul fenomeno in maniera omogenea, costante e indipendente
  • allocare risorse sufficienti a garantire l’attuazione delle misure, il loro monitoraggio e valutazione
  • garantire il supporto e il riconoscimento alle organizzazioni indipendenti e non governative
  • promuovere politiche proattive e misure che incentivino il superamento di una cultura sessista e delle sue espressioni sociali
  • investire in una corretta educazione di genere nel sistema di istruzione
  • diffondere, anche attraverso formazione specifica, un corretto approccio al tema della violenza di genere in ambito sanitario, legale, tra le forze dell’ordine, nei servizi sociali, prevenendo forme di vittimizzazione secondaria delle donne da parte delle istituzioni
  • promuovere nei media un approccio adeguato al tema della violenza, favorendo una comunicazione in generale non sessista
  • migliorare la reperibilità e l’accessibilità di informazioni rispetto al sistema di supporto e protezione alle donne in uscita da situazioni di violenza
  • garantire un sistema integrato di accoglienza e protezione delle donne e, nel caso ne abbiano, dei loro figli, che ne promuova l’autonomia e la capacità di autodeterminazione.
  • facilitare l’accesso delle donne alle misure di compensazione in sede civile e penale
  • considerare ogni aspetto legato alla violenza di genere in materia di diritto di visita e custodia dei figli, al fine di garantire la sicurezza e la protezione sia alle donne che ai figli
  • assicurare un’equa distribuzione territoriale e accessibilità dei servizi dedicati su tutto il territorio nazionale
  • vigilare sull’applicazione delle misure cautelari e sull’effettiva esecuzione delle pene

Come si desume dai dati e dalle raccomandazioni del GREVIO, il fenomeno della violenza di genere è tutt’altro che superato e la sua natura complessa comprende aspetti socioculturali profondi, per il superamento dei quali è necessario investire nella prevenzione e nella promozione di una nuova cultura di genere.

(1) rapporto ISTAT 2023

Leggi la scheda di approfondimento

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